La cooperazione di consumo nel territorio fiesolano
Una ricerca che sarà pubblicata nel 2024
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Diffusione territoriale e capacità organizzativa in un comune dell’area fiorentina
La cooperazione di consumo faceva la propria comparsa a Firenze nel 1863 e, animata da spirito mazziniano, si consolidava rapidamente spinta soprattutto dai bisogni “vittuari” delle migliaia di operai trasferiti dalle campagne a soddisfare la domanda di manodopera impiegata soprattutto nell’edilizia.
Il repentino abbandono del progetto fiorentino e il trasferimento a Roma di ministeri e impiegati, lasciava Firenze in una situazione di crisi profonda che, oltre a provocare il dissesto del Comune
capoluogo, faceva comparire profonde incertezze sul futuro di molto lavoratori.
Superata la crisi degli anni Settanta, allorché la cooperazione di consumo sembrava essere stata abbandonata anche da quelle categorie sociali che l’avevano filantropicamente sostenuta, essa si ripresentava poco dopo con rinnovato vigore allorché sia in città che in piccoli paesi o gruppi di case sparsi nella campagna si assisteva a una fioritura di sodalizi cooperativi fino a quel momento non sospettata. Era così che tra il 1887 e il 1896 si assisteva alla costituzione di numerose società cooperative: una disseminazione che toccava ogni angolo del territorio comunale. Se è ipotizzabile che il numero dei soci di ciascun sodalizio non fosse particolarmente cospicuo e la gamma dei generi alimentari proposti ugualmente esigua, la cooperazione di orientamento stava mettendo molteplici radici nel territorio fiesolano, prima che esso raggiungesse l’attuale configurazione.
La spinta all’unificazione e al rafforzamento tramite unioni e associazioni fra più società di consumatori, interrotta dal conflitto, trovava una valida ed efficace realizzazione a Fiesole nel 1919 allorché, rispondendo all’invito alla fusione tra più sodalizi costituito dalla progettata costituzione de l’“Alleanza Cooperativa Fiorentina” fra cooperative di consumo, Fiesole si faceva protagonista della riunificazione di varie società, con un alto numero di iscritti che avrebbe toccato le 500 unità.
Superato il fascismo e la guerra, la cooperazione di consumo riceveva un nuovo, forte impulso dalla popolazione medesima. A Fiesole, il 1° settembre, il giorno stesso della Liberazione della città, un’assemblea straordinaria eleggeva un nuovo Consiglio di Amministrazione presieduto da Domenico Bartolini, impegnandosi nella ricostruzione del patrimonio immobiliare alienato e a riprendere le attività interrotte.
Si giungeva così, alcuni anni più tardi, in mezzo alle difficoltà che segnavano l’intero movimento, quali l’eccessiva incidenza del “credito di banco”, l’onerosità degli approvvigionamenti, la mancata modernizzazione degli spacci, a registrare, per il solo sodalizio fiesolano, l’esistenza di sette punti vendita (altri tre li certificava la cooperativa di Compiobbi), accompagnati da attività ricreative e culturali quali gite sociali nelle principali città italiane.
Col finire degli anni Sessanta prendeva l’avvio una serie di fusioni ed incorporazioni, mosse dalla necessità di ammodernamento pratico e gestionale delle strutture cooperative, che in breve tempo avrebbe condotto la realtà fiesolana a confluire in “Coop Etruria”, in un primo tempo, e a seguire quest’ultima fino al 1973 e alla successiva nascita di Unicoop Firenze.
La ricerca
Una ricerca su questa realtà può avvalersi oggi di fonti bibliografiche (a partire dai libri di Antonio Casali) e archivistiche di notevole importanza quali quelle raccolte e ordinate presso l’Archivio Storico Unicoop di Firenze.
Per queste ragioni appare utile provvedere, anche per il territorio fiesolano, a svolgere una ricerca storica che consenta di indagare la dinamica realtà della costituzione di spacci locali e della partecipazione di questi alla costituzione di Unicoop Firenze, come già è stato fatto meritoriamente per altre realtà territoriali della Toscana e della provincia di Firenze. E questo è il progetto dell’Associazione Fiesole Democratica con la collaborazione dello storico Sandro Nannucci.
Frutto di questa ricerca sarà la pubblicazione di un nuovo “Quaderno di FD”.